FANTASMA NICHILISTA
domenica 12 luglio 2015
Riflessione su chiesa e funerali
Non credo esista situazione al mondo, dove possa sentire meno
spiritualità e presenza divina, di quando entro in una chiesa,
sopratutto durante la celebrazione di un funerale. Avverto proprio la
sterilità nichilistica della funzione, l'assenza di un qualcosa di
ulteriore, e sopratutto mi costringono a pensare al nulla, anche se poi
non ne sono affatto convinto. In una chiesa trovi gente semplice,
materialistica, conformista, senza fantasia e con
senso pratico di visione della vita fossilizzato nella prassi del
"realismo rassegnato", applicato sopratutto nella visione di una
spiritualità utilizzata come una formalità burocratica, o nella migliore
delle ipotesi come terapia collettiva di elaborazione del lutto. Una
funzione funebre è la discarica dove gettiamo le vite delle persone,
quello che sono state, quello che ci hanno donato o tolto, con una
ritualità anonima che torno a ripetere ha qualcosa di schifosamente
burocratico. Ad ogni modo il cristianesimo non è stato rovinato dai
tempi, in quanto anche nell'epoca della sua massima espressione aveva
una visione del mondo con la trascendenza più MONOTONA e negatoria di
fantasia, individualità e pluralità di significati. In quanto non
cristiano, se ho emozioni spirituali non le avverto in chiave "dio mi
manda un messaggio", ma piuttosto "le molteplici forze del mondo
visibile ed invisibile", e in una chiesa è impossibile, dal mio punto di
vista, in quanto in quel luogo l'azzeramento del mondo naturale e del
dio che è in noi è completo. Nell'arte sento il divino, sopratutto certa
arte, nella natura, in alcuni momenti preziosi passati in compagnia
sinergica con qualcuno, nella creatività e sopratutto nella frattura
degli schemi fissi. Se vedo nel mondo la rottura di un paradigma
limitante li percepisco il divino..
domenica 15 dicembre 2013
Inizio del cammino di un Fantasma
Salve a tutti, sono uno dei tantissimi nessuno che in rete ha
deciso di inventarsi una pagina, dove scaricare tutte le
nevrasteniche idee che da oltre tre decenni si agitano nel mio
cervello. Non ho intenzione di inventare nulla o di
pretendere alcunché, cerco solo uno spazio. Uno spazio in cui
presentare narcisisticamente me stesso. Un angolo
per lanciare le mie maledizioni e benedizioni. Infine un luogo
dove praticare gli esorcismi delle mie giornate.
Vivo a Trento ed ho una vita solitaria. Da sempre ai margini (sia per scelta che per storia personale) ho creato la mia esperienza in larga misura nel regno dell'immaginazione e della riflessione. Non ho difetti fisici notevoli, a parte la tendenza a essere grasso, ma questo è sempre stato un problema, unitamente alla mia totale mancanza di interesse verso l'integrazione nel sistema. Sin da piccolo ho nutrito passioni poco conformi, non ho mai amato i riti di gruppo. In aggiunta ho rifiutato sin da subito l'imposizione scolastica, e già in tenera età ho compreso quanto sia schifosa la condizione di un bambino messo in competizione con gli altri, dove la crescita personale viene valutata con dei cazzo di numeri o aggettivi (insufficiente-sufficiente).
Lì ho ricevuto la mia prima lezione di nichilismo: l'uomo del tardo capitalismo liberista è merce. Una volta era uno schiavo invece. Adesso è merce. Faceva schifo prima e fa schifo adesso. Leggendo un saggio di Galimberti (a molti poco simpatico) ho trovato l'interessante analisi della propensione bieca della scuola. Si diceva che non si educa a gestire le emozioni, e non si educa ad essere empatici. Viceversa è stimolata la competizione, e sopratutto il concetto di pensiero calcolatore (quel pensiero che vede i risultati aritmetici come metro di valutazione umana). Mi trovo d'accordo.
Ho sempre sofferto di ipocondria, e in misura più ampia ho paura degli stati patologici. Fra i 3 ed i 6 anni di età sono stato fortemente malato di tonsillite, con frequenti ricoveri e complicanze, che hanno segnato una certa mia percezione del mondo. Ho paura probabilmente di rivivere quell'antica condizione di impotenza, nel mio inconscio.
Di malattie ipotetiche ne ho passate moltissime: a 10 anni ho avuto paura del cancro (come concetto terrificante), a 12-13 di essere ammalato di qualche presunta gastropatia (nausea), a 13-14 di avere problemi cardiaci (dolori e senso di peso toracico), a 14-15 di avere qualche forma di sclerosi multipla (torpori alle gambe e alle braccia), a 15-16 di soffrire di tumore al cervello (senso di peso al capo e stordimenti). Fra i 18 ed i 20 anni invece ho iniziato a sviluppare attacchi di panico con depersonalizzazione e derealizzazione, a seguito di una prima sindrome dopo una canna troppo forte fumata in centro sociale. A 27-28 anni ho di nuovo temuto un tumore allo stomaco, unitamente ad altri cento tipi di ipotesi (avevo sudorazione abbondante per nulla, leggera nausea e senso di fiacca). L'ultima è in parte ancora in corso (iniziata nel 2012) con timore di essere sofferente di cardiopatia (senso di nodo in gola, extrasistoli e mancanza di fiato). Dal grande regno della salute, la seconda dose di nichilismo mi è giunta con la potenza di un treno coi freni rotti.
Odio gli innamoramenti, ma quelle poche occasioni che mi sono capitate avevano un che di delizioso, anche se puntualmente rovinate dalla mancanza di interesse reale della ragazza di turno. Non sono mai piaciuto, non ho mai attirato: troppo verboso, troppo solitario, troppo complesso. Ho imparato un'altra grande lezione di nichilismo dalla mia osservazione: la sessualità è una delle condizioni più disgraziate e miserabili a cui un essere umano deve sottostare.
Amo i posti semideserti, i bar più ai margini e dimenticati, amo il minaccioso silenzio prima di grandi temporali, amo le periferie in disfacimento ed abbandonate, amo la musica più anticommerciale ed estrema (anche se non solo e non sempre), amo camminare sul selciato dissestato di una strada a bordo dei fiumi, amo i tunnel di vegetazione in mezzo a rovine industruali...
Nessuno tendenzialmente mi nota e si ricorda bene di me, non ce ne bisogno, non serve. Questa solitudine è sofferenza, ma anche superba libertà. Se imparerò a dosarla lo scriverò in qualche aggiornamento futuro.
Per ora termino qui (se mai a qualcuno possa interessare).
FANTASMA+++NICHILISTA
Vivo a Trento ed ho una vita solitaria. Da sempre ai margini (sia per scelta che per storia personale) ho creato la mia esperienza in larga misura nel regno dell'immaginazione e della riflessione. Non ho difetti fisici notevoli, a parte la tendenza a essere grasso, ma questo è sempre stato un problema, unitamente alla mia totale mancanza di interesse verso l'integrazione nel sistema. Sin da piccolo ho nutrito passioni poco conformi, non ho mai amato i riti di gruppo. In aggiunta ho rifiutato sin da subito l'imposizione scolastica, e già in tenera età ho compreso quanto sia schifosa la condizione di un bambino messo in competizione con gli altri, dove la crescita personale viene valutata con dei cazzo di numeri o aggettivi (insufficiente-sufficiente).
Lì ho ricevuto la mia prima lezione di nichilismo: l'uomo del tardo capitalismo liberista è merce. Una volta era uno schiavo invece. Adesso è merce. Faceva schifo prima e fa schifo adesso. Leggendo un saggio di Galimberti (a molti poco simpatico) ho trovato l'interessante analisi della propensione bieca della scuola. Si diceva che non si educa a gestire le emozioni, e non si educa ad essere empatici. Viceversa è stimolata la competizione, e sopratutto il concetto di pensiero calcolatore (quel pensiero che vede i risultati aritmetici come metro di valutazione umana). Mi trovo d'accordo.
Ho sempre sofferto di ipocondria, e in misura più ampia ho paura degli stati patologici. Fra i 3 ed i 6 anni di età sono stato fortemente malato di tonsillite, con frequenti ricoveri e complicanze, che hanno segnato una certa mia percezione del mondo. Ho paura probabilmente di rivivere quell'antica condizione di impotenza, nel mio inconscio.
Di malattie ipotetiche ne ho passate moltissime: a 10 anni ho avuto paura del cancro (come concetto terrificante), a 12-13 di essere ammalato di qualche presunta gastropatia (nausea), a 13-14 di avere problemi cardiaci (dolori e senso di peso toracico), a 14-15 di avere qualche forma di sclerosi multipla (torpori alle gambe e alle braccia), a 15-16 di soffrire di tumore al cervello (senso di peso al capo e stordimenti). Fra i 18 ed i 20 anni invece ho iniziato a sviluppare attacchi di panico con depersonalizzazione e derealizzazione, a seguito di una prima sindrome dopo una canna troppo forte fumata in centro sociale. A 27-28 anni ho di nuovo temuto un tumore allo stomaco, unitamente ad altri cento tipi di ipotesi (avevo sudorazione abbondante per nulla, leggera nausea e senso di fiacca). L'ultima è in parte ancora in corso (iniziata nel 2012) con timore di essere sofferente di cardiopatia (senso di nodo in gola, extrasistoli e mancanza di fiato). Dal grande regno della salute, la seconda dose di nichilismo mi è giunta con la potenza di un treno coi freni rotti.
Odio gli innamoramenti, ma quelle poche occasioni che mi sono capitate avevano un che di delizioso, anche se puntualmente rovinate dalla mancanza di interesse reale della ragazza di turno. Non sono mai piaciuto, non ho mai attirato: troppo verboso, troppo solitario, troppo complesso. Ho imparato un'altra grande lezione di nichilismo dalla mia osservazione: la sessualità è una delle condizioni più disgraziate e miserabili a cui un essere umano deve sottostare.
Amo i posti semideserti, i bar più ai margini e dimenticati, amo il minaccioso silenzio prima di grandi temporali, amo le periferie in disfacimento ed abbandonate, amo la musica più anticommerciale ed estrema (anche se non solo e non sempre), amo camminare sul selciato dissestato di una strada a bordo dei fiumi, amo i tunnel di vegetazione in mezzo a rovine industruali...
Nessuno tendenzialmente mi nota e si ricorda bene di me, non ce ne bisogno, non serve. Questa solitudine è sofferenza, ma anche superba libertà. Se imparerò a dosarla lo scriverò in qualche aggiornamento futuro.
Per ora termino qui (se mai a qualcuno possa interessare).
FANTASMA+++NICHILISTA
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