domenica 12 luglio 2015

Riflessione su chiesa e funerali

 Non credo esista situazione al mondo, dove possa sentire meno spiritualità e presenza divina, di quando entro in una chiesa, sopratutto durante la celebrazione di un funerale. Avverto proprio la sterilità nichilistica della funzione, l'assenza di un qualcosa di ulteriore, e sopratutto mi costringono a pensare al nulla, anche se poi non ne sono affatto convinto. In una chiesa trovi gente semplice, materialistica, conformista, senza fantasia e con senso pratico di visione della vita fossilizzato nella prassi del "realismo rassegnato", applicato sopratutto nella visione di una spiritualità utilizzata come una formalità burocratica, o nella migliore delle ipotesi come terapia collettiva di elaborazione del lutto. Una funzione funebre è la discarica dove gettiamo le vite delle persone, quello che sono state, quello che ci hanno donato o tolto, con una ritualità anonima che torno a ripetere ha qualcosa di schifosamente burocratico. Ad ogni modo il cristianesimo non è stato rovinato dai tempi, in quanto anche nell'epoca della sua massima espressione aveva una visione del mondo con la trascendenza più MONOTONA e negatoria di fantasia, individualità e pluralità di significati. In quanto non cristiano, se ho emozioni spirituali non le avverto in chiave "dio mi manda un messaggio", ma piuttosto "le molteplici forze del mondo visibile ed invisibile", e in una chiesa è impossibile, dal mio punto di vista, in quanto in quel luogo l'azzeramento del mondo naturale e del dio che è in noi è completo. Nell'arte sento il divino, sopratutto certa arte, nella natura, in alcuni momenti preziosi passati in compagnia sinergica con qualcuno, nella creatività e sopratutto nella frattura degli schemi fissi. Se vedo nel mondo la rottura di un paradigma limitante li percepisco il divino..

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